Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/722

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1874 libro Quanto foss’ egli versato negli autori greci e latini, sacri e profani, le opere da lui scritte il dimostrano abbastanza, nelle quali a un acuto ingegno vedesi congiunta una vastissima erudizione. Sono esse di vario argomento (a). Molti son trattati morali, i quali per lo più sono esposti in dialogo. Altri appartengono a belle lettere, all’eloquenza, alla poesia, alla storia e ad altre somiglianti materie. Le riflessioni sull Eneide di Virgilio, sulla Commedia di Dante, suirOr/tfm/o dell’Ano sto e su altri antichi e moderni scrittori son pruova del saggio discernimento e del sottile ingegno dello Speroni. Ciò che il rende ancor più degno di lode, si è la maniera con cui egli espone i suoi sentimenti. Ei fu un de’ primi che prendessero a scrivere trattati morali in lingua italiana, e il fece in modo, che tolse ai più la speranza di pareggiarlo. Lo stile dello Speroni non ha nè quell’ affettata eleganza, nè quella prolissa verbosità, nè quella notevole languidezza che pur troppo è famigliare agli scrittori del secolo xvi. Par che egli sfugga di ricercare le più leggiadre espressioni, e nondimeno egli è coltissimo al par d’ogni altro, e, ciò ch è ancor più (a) Non è molto onorevole allo Speroni la nimicizia ch’egli ebbe e mostrò in varie occasioni col Tasso, e il disprezzo con cui mostrò di udire la prima volta alcuni canti della G erosa le ni/nr, di che vendicossi il Tasso rappresentando lo Sperone nell\4mmta nella persona dell’ invidioso Mopso. Jla non è a stupire che trovasse degna di poca stima la Gerusalemme ilei Tasso chi poca mnstravane ancora per VEneide «li Virgilio (Secassi, Tita di T. Tasso /p. 173, 193, 728, 4^9)•