Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/787

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TERZO *9^9 renduto il Guarini, e su cui perciò <iobqui trattenerci. Molto di tempo e di studio pose egli in comporlo; e prima di esporlo agli sguardi del pubblico, il soggettò alla censura de’ suoi amici. E fra gli altri racconta egli stesso (Lettere, p. 60, ed. ven. 1606) che prima in Ferrara, poscia in Guastalla in una numerosa adunanza di dotti, l’udì leggere d ferrante II Gonzaga, ed egli non meno che gli altri tutti ne dissero altissime lodi. Bernardino Baldi, Leonardo Salviati e Scipione Gonzaga, che fu poi cardinale, furono quelli cui principalmente pregò il Guarini a rivedere e a correggere con somma attenzione la sua pastorale (V. Barotti, l.c. p. 77,ec.). Frattanto nel 1585 fu essa la prima volta rappresentata in Torino con magnifico apparato all’occasione delle nozze di Carlo Emanuele duca di Savoia con Caterina d’Austria. Essa però non fu stampata la prima volta che nel 1590, dopo la qual prima edizione moltissime altre poi se ne videro, e vivente l autore, e lui morto; ed essa fu ancora in più altre lingue tradotta, e in molte città solennemente rappresentata. Abbiamo, fra le altre testimonianze, una lettera di Gabriello Bombaci reggiano, scritta allo stesso Guarini dal Caprarola a’ 4 di settembre del 1596, in cui gli descrive con quanta pompa essa era stata rappresentata in Ronciglione innanzi al cardinal Odoardo Farnese e a molti altri signori (Zucchi, Idea del segret. par. 2). Il gran numero di edizioni, di versioni, di rappresentazioni, di cui II l'astor fido fu onorato, è una chiara ripruova del plauso con cui fu