Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/189

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TERZO 2151 entro, c eli’ egli poscia cercò di togliere dalle (posteriori edizioni, furono effetto dello sfrenato libertinaggio a cui allora abbandonato si era il Folengo; il che pur dee dirsi dell’Orlandino poema romanzesco in ottava rima da lui pubblicato la prima volta nel 1526, sotto il nome di Limerno Pitocco da Mantova. Ravveduto poscia de’ suoi errori, fece ritorno alla sua Religione sulla fine del 1536, e l’anno seguente diè alle stampe il Chaos del Triperuno, opera oscura non meno che capricciosa, in cui parte in versi, parte in prosa, ora in italiano, ora in latino, ed ora in grave, ora in maccaronico stile va descrivendo le vicende della sua vita, il suo traviamento e la sua conversione. Ritirossi allora a un piccolo monastero dell’Ordin suo nel Promontorio di Minerva in Regno di Napoli, ed ivi per riparare i danni che la lettura delle giovanili sue poesie potea cagionare, compose il poema dell’Umanità’del Figliuolo di Dio in ottava rima, intitolato la Vita di Cristo, il qual poema però non ebbe sì gran numero di lettori, quanti avuto ne aveano le altre opere del Folengo. Dal regno di Napoli passò egli in Sicilia circa il 1533, e resse per qualche tempo il piccolo monastero detto di S. Maria della Ciambra ora abbandonato, e recossi poscia a Palermo, ove, ad istanza di don Ferrante Gonzaga vicerè di Sicilia, compose una cotale azione drammatica in terza rima, intitolata la Pinta o la Palermita, cbe è in somma una rappresentazione della creazione del mondo, della caduta di Adamo, della Redenzione, ec. Di questa conservansi alcuni codici a penna, ma non cosi