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TERZO 2107 De Ridiculis, e il Comento sulla Poetica di Orazio. Abbiamo una lettera del Ricci al Maggi, in cui gli scrive che avendo fatta presentare quell’opera a’ due principi figli del duca Ercole II, essi l’aveano accolta con gran piacere, e aveano ricompensato il servidore che 1 avea loro recata (l. cit. p. 355). Sembra che il Robortello si corrucciasse per quest’opera contro il Maggi; perciocchè scrivendo egli al Vettori, Cogor, gli dice, pruder naturarti institatumque meum... dicax esse in Madium illum importunissimum hominem. Nosti corniculam illam, ec. (Cl. Viror. Epist. ad P. Vict. t. 1, p. 83). Ma forse ancora il Robortello qui parla di un altro Maggi. Certo il nostro e nelle sue opere si scuopre, e ci vien distinto da tutti come 110111 modestissimo , e troppo lontano dall’offendere alcuno. Nel 1557, essendosi dovuta chiudere l’università di Ferrara, e rivolgere ad uso di guerra gli stipendj a’ professori assegnati, fu forza di partire anche al Maggi; di che altamente si dolse il Ricci (l. cit. p. 80, 357, 358). Ei dovette però farvi poscia ritorno, se è vero che ivi morisse nel 1564 Oltre l’opera accennata, io ne ho veduta un’orazione da lui detta in Ferrara al principio della sua scuola, ivi stampata nel 1557. In questa biblioteca Estense si hanno mss. alcuni Comenti di esso sulla Fisica di Aristotele, che forse son quegli stessi di cui il Borsetti afferma cbe esisteva copia in Ferrara presso il dottor della Fabbra, e un opuscolo De praestantia mulierum. Il suddetto Borsetti accenna altre orazioni dette e pubblicate dal Maggi. Un’altra pruova dell’alta stima di