Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/233

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TERZO 3If)5 (Famil. l. 6, ep. 23). Pare che fino al 1540 ei si trattenesse o in Venezia, o in Padova. Perciocchè il Bembo medesimo, scrivendo da Venezia nel 1538 a monsignor Pietro Panfilio a Pesaro, Credo, gli dice (Lettere, t. 3, l. 8; Op. t. 3, p. a()2), aver trovato un buon Precettore al Sig. Don Giulio, secondo il desiderio, che mi scrivete dell’Illustrissima Signora Duchessa, il (quale è uno M. Sebastiano Corrado da Reggio, prete molto dotto in Latino, e convenevolmente in Greco.... Esso stà all’ubbidienza sua da oggi innanzi. Questo don Giulio era figlio del duca d’Urbino, allora fanciullo di cinque anni. Non sembra però, che il Corrado passasse veramente a Pesaro ad istruirlo, come il Bembo avea proposto. Certo egli era in Venezia/quando nel 1540 fu chiamato a Reggio pubblico professore di latina e di greca eloquenza, come raccogliesi da una lettera da lui scritta a Pier Vettori (Cl Vir. Epist. ad P. Victor, t. 1, p. 19). Alle fatiche della pubblica scuola aggiunse il Corrado f istituzione dell’accademia degli Accesi, che per più anni fiorì in Reggio, e giovò non poco ad avvivare in que’ cittadini un nobile entusiasmo per lo studio delle belle arti. Una lettera a lui scritta dal Calcagnini, in cui gli dice di aver parlato col duca, e d’avergli esposto il desiderio da lui spiegatogli, ma che la moltitudine de’ competitori rendeva incerto f esito dell’affare (Calcagn. Op. p. 208), ci fa sospettare che il Corrado bramasse di esser chiamato professore a Ferrara. Ma s’egli a ciò non giunse, ben ne fu compensato dall’onorevole invilo che ebbe dall’università di Bologna Tiraboscui, Voi XIII. i5