Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/240

Da Wikisource.

1 2 202 LIBRO in Napoli, c che nel 15G7 era passato a Saj lerno, ove il Tafuri afferma che per tre anni sostenne la cattedra d’umanità. In fatti la prefazione da Donato Argentone premessa a’ libri del Corrado De lingua latina, stampati nel 1569, ci fa vedere ch’egli era allora in Salerno, ma insieme accenna le gravi sventure alle quali per altrui malignità era poc1 anzi stato soggetto: Utinam is (parla di Quinto Mario) fortuna ossei mcliore; ncque hoc etiain triennio levissimorum hominum, qui rebus illum omnibus everterunt, perfidia laboraret. Equidem pro eo quanti illum facio, vehementer doleo, quae. illi nuper acciderunt.; maximenque vellem (si illius oculi ferre quaedam possent) ab Aloysii Issapicae et Salernitanorum consuetudine doctorum hominum, quibus utimur amicissimis, ad nos suaque studia se reciperet. Di queste sue sventure si duole, ma oscuramente, lo stesso Corrado nella prefazione al primo libro.della detta opera , ma nulla ce ne dicono gli scrittori della Vita. S1 io avessi potuto aver tra le mani le lettere del Corrado, forse ne avrei tratte più distinte notizie. Ma ciò non mi è stato possibile, e io son costretto accennar questi fatti, senza poter arrecar nuova luce per rischiararli. Il Tafuri aggiugne, che invitato caldamente a tenere scuola nella Sapienza di Roma e nell’università di Bologna, se ne scusò; che solo per qualche tempo fu vicario dell’arcivescovo di Brindisi; e che tornato poscia alla patria, ivi finì di vivere nel 1575, e gli fu posta al sepolcro l’onorevole iscrizione ch’ei riferisce. Oltre alcune orazioni, otto libri di lettere