Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/280

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2 2.J2 LIBRO in un inestricabile labirinto, acciocchè essi non trovando la via di uscirne, e credendo a lui ben note le vie per le quali li va conducendo, per poco nol credano un uomo divino. Aggiungasi che un uomo il quale si dichiara di non voler comunicare i suoi alti segreti che a’ re e a’ gran personaggi, che ne chiede prima per ricompensa un’annua entrata di duemila scudi, che promette le più gran cose del mondo, senza poter additare una pruova visibile del riuscimento delle sue idee; un uomo tale, io dico, a me sembra un solenne impostore. E tale in fatti lo giudicò saggiamente il Giraldi che del Cammillo così ragiona: Fuit Julius Camillus Forojuliensis Polyhistor, qui in disciplinis novas quasdam methodos se. invenisse gloriabatur, ut Theatrum illud suum, quo miraculose conclusas disciplinas praedicabat, ad ostentationem et quaestum potius quam ad erudiendos credulos adolescentes, unde non modo ab amicis, sed et a principibus viris grandem pecuniam iterdum extorquebat. Vidi vero ejus pleraque carmina cum Latina, tum vernacula, non inerudita illa quidem, sed quasi invitis Musis et Minerva composita, quorum et nonnulla suis ipse commentariis est interpretatus. Certe dum vixit, multos in sui admirationem convertit (De Poetis suor, temp. dial. 2). Di lui abbiamo ancora l’Artificio della Bucolica di Virgilio, la Sposizione di alcune Rime del Petrarca, e un Trattato di Gramatica, opere scritte sul medesimo stile delle altre; due orazioni da lui composte in nome di Cosimo Pallavicino, e da questo dette in favor del vescovo suo fratello