Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/337

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TERZO 229J) patria, indi passato a Bologna, vi ebbe per maestro nella giurisprudenza il celebre Andrea Alciati, e restituitosi poscia alla patria, vi esercitò per più anni l’impiego di giudice presso i conti di Correggio. Ortensio Landi, nella capricciosa descrizione del suo viaggio per 1’ 1talia , ove ogni cosa descrive per allegorie e per metafore, parlando di Correggio, dice (Commenti delle cose notab. d’Ital. p. 20)- di avervi ritrovato un Corso , il quale invece di uccidere e d assassinare altrui, difendeva vedove e pupilli, distendeva bellissime prose, e concordava dolcissime rime, e prosiegue rammentando le cortesie ivi usategli in una sua malattia dalla Signora Veronica Gambara, dalla Signora Lucrezia d Estc, dalla Rev. et illustre Signora Barbara da Correggio , e dalla Signora Virginia e dalla Sorella. E altrove (Paneg. della marchesa della Padulla, p. 24): O dotto Rinaldo Corso, chiama tutto il Choro delle Muse Toscane , che tanto ti sono obbligate, per haver tu sì dottamente scritto i fondamenti della lor pulita lingua. Ei parla ancora con molta lode del Corso non meno che di Correggio in una delle lettere da lui scritte, e di voi gate sotto il nome di Lucrezia Gonzaga (Lucr. Gonzaga, Letti p. 328). Anche Girolamo Catena, nella lettera da lui premessa alla prima edizione delle Lettere latine del Cardinal Cortese, parlando di Rinaldo, dalla cui libreria dice di averle avute, lo chiama omnium rerum magnarum cognitione in primis instructum, tum singulari eloquentia, tum probitate atque humanitate ornatum ac perpolitum. Essendo ei rimasto vedovo nel 156}