Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/401

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terzo a363 chiamati da’ principi italiani, i quali e di essi e di più altri lor somiglianti si valsero per ornare le lor città e i loro palagi di que’ superbi lavori che forman tuttora la maraviglia degl’intendenti, e rendon l’Italia oggetto d’invidia agli stranieri. La sola basilica Vaticana potrebbe bastare a rendere immortali i nomi de’ quattro suddetti pontefici, a’ quali ella dovette principalmente il suo principio e il suo fine; perciocchè in essa le arti tutte sembrarono gareggiare tra loro, a chi desse più illustri saggi del valore de’ lor professori, Io non parlerò della parte che vi ebbe Bramante, poichè di lui già si è detto nel precedente volume. Dopo Bramante fu destinato a sopraintendere a quella gran fabbrica Baldassarre Peruzzi sanese pittore e architetto di molto nome, il quale, dopo aver date diverse pruove del suo raro talento in amendue le arti, formò per ordine di Leon X un nuovo modello di quella vasta basilica, migliorando in più cose il disegno dato già da Bramante. Egli non ebbe fortuna uguale al merito; perciocchè, dopo essersi riscattato nel sacco di Roma col fare un ritratto dell’ucciso Borbone, nel ritirarsi a Siena, assaltato e spogliato degli abiti e di ogni cosa, fu costretto ad andarsene in camicia alla sua patria. Quindi tornato a Roma, fu adoperato da molti, ma scarsamente premiato, visse in molto disagio, e morì sul principio dell’anno 1536. Di lui parla lungamente il Vasari (Vite dePitt. L 3,p. 320, ec. ed. Fir. 1772), che accenna ancora il valor del Peruzzi nella prospettiva, per cui fu da Leon X adoperato nell’ornare il teatro per la.solenne