Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/424

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2386 LIBRO fedelmente gli fosser pagati, e ritardati di troppo; lamento assai ordinario in quel secolo, in cui pare che quanto più splendidi erano i principi nell1 assegnare magnifiche ricompense, tanto più lenti e difficili fossero i loro ministri nelf eseguirle. Molto giovò Tiziano a sostenere in Venezia l’arte de’ musaici, della quale dice il Vasari che essendo dimessa quasi in ogni altro luogo, ivi solo per opera di questo illustre pittore, e per la magnificenza di quel senato si conservò, e nomina a questo luogo alcuni (p. 35, ec.) che col disegno di lui lavorarono in S. Marco eccellenti musaici, fra’ quali egli dà sopra tutti la preferenza a Valerio e a Vincenzo Zuccherini (’) trivisani. I ritratti però furono il lavoro di cui Tiziano più occupossi; e appena vi ebbe principe, o uomo per lettere o per armi o per dignità illustre a quei tempi, che da lui non fosse ritratto; nel qual genere di pittura ei non ha chi gli possa stare a confronto; tanto son naturali i lineamenti, vivi i colori e spiranti i volti da lui dipinti, a’" quali non altro sembra mancare che la parola. Celebri ancor ne sono i paesaggi. Tiziano, dice il conte Algarotti (Sagg.’ sopra la Pitt. op. t. 2 , p. 160), è tra’ Paesisti l’Omero. Tanto hanno di verità i suoi siti, di varietà, di freschezza , e invitano a passeggiarvi dentro. Ed egli ebbe agio a farne quanti gli piacque; poichè ebbe vita lunghissima, (*) Il Vasari ha scnlto per errore Zuccherini invpce «li Zucca/i, che fu il vero cognome de* due fratelli Valerio e Francesco insigni artefici di musaico.