Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/438

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2^00 LIBRO nome, senza ch’egli abbisognasse di usar l’altrui. Egli era nato nel 1512, ed era figlio di Giovanni degli Abati, famiglia ascritta alla cittadinanza di Modena, che tuttora sussiste. Attese allo studio della pittura prima in Modena, ove fu scolaro del celebre plastico Begarelli, poscia in Bologna, ove lasciò più pruove dei suo valore. Celebri erano singolarmente quelle del palazzo Torfanini, delle quali si parla in una delle Lettere pittoriche (t. 5, p. 262), in cui si afferma che Niccolò può andare in riga co’ primi Pittori, che sieno fioriti al mondo. Di più altre pitture di Niccolò ragiona distintamente Francesco Scannelli (Microcosmo,p. 323). Alla sua patria ancora lasciò più saggi dell’eccellenza del suo pennello. Nel 1546 dipinse insieme con Alberto Fontana la prima stanza della Comunità, le quali magnifiche pitture si sono fino al dì d’oggi conservate felicemente, e fino a’ giorni nostri eransi ancor conservati i fregi da lui dipinti che adornavano la facciata esteriore della casa dei signori Ingoni, acquistata poi dal sig. marchese. Paolucci. Ma esse, prima ch’ei ne facesse l’acquisto, per comando di uno che ha giudicato che il color bianco fosse più da pregiare che le pitture di Niccolò, sono state poi cancellate. Ma celebri singolarmente son le pitture della Rocca di Scandiano, ch’egli fece per ordine del conte Giulio Boiardo, che allor n’era signore. Ivi veggonsi ancor nel cortile, benchè molto danneggiati dal tempo, i più illustri fatti dell’Ariosto descritti nel suo poema; e vedevansi in un gabinetto, divisi in dodici quadri a fresco, gli argomenti de’