Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/104

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t)2 LIBRO accennate non giova eli1 io mi arresti a parlarne più lungamente (a). lU X\IU. * A queste accademie erette in Italia in vuoisi aggiugneme un1 altra che l’impera» Ior Ferdinando III fondò in Vienna, diretta singolarmente al coltivamento della lingua italiana. Erane egli intendente e studioso; e ne diede un bel saggio col recare in essa le Filippiche di Demostene5 la qual versione, non rammentata finora da alcuno, dice il celebre sig. conte Galeani Napione di Cocconato di aver veduta stampata presso il ch. sig. abate Denina (Della lingua ital. t. 1, p. 213). Or egli, desideroso di promuovere nell’Allemagna lo studio di una lingua a lui tanto cara, volle che l’arciduca Leopoldo suo figlio l’an 1656 fondasse nell’imperial corte un’accademia composta di dieci Italiani, capo de’ quali era il rinomatissimo principe Raimondo Montecuccoli (ivi, p. 2.33). Raduuavasi essa nelle camere stesse dell’imperadore innanzi a’ più cospicui personaggi di quella corte, e vi si recitavano poesie italiane; e lo stesso arciduca Leopoldo vi recitò talvolta qualche suo madrigale. E da ciò, come osserva lo stesso erudito scrittore, ebbero senza dubbio origine i premii e gli onori che ivi conseguirono poscia tanti illustri Italiani, e fra essi (//) Quest’accademia l’anno 1791 determinò saggiamente di non ristringersi a’ poetici studi soltanto, come avea (atto finora , ma di coltivare ancora le scienze; dal qual opportuno provvedimento si può a ragione sperare che sempre più copiosi frulli raccoglieranno gl’ingegni modenesi.