Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/254

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2^3 L1BTIO quel favorevole accogliemento che vi sperava, andossene a Firenze nel 1593, ove fu amorevolmente accolto dal gran duca Ferdinando I, il! quale anche pensò d’inviarlo professore a Pisa, come il Campanella medesimo scrive in una sua lettera pubblicata di fresco (Lettura ìited. et Lo/n. ili. jFir. 177$, t. 2, p. 1). Ma non essendo ciò riuscito, ed essendo egli perciò venuto a Bologna, gli furono ivi segretamente involati tutti i suoi scritti, e mandati a Roma al tribunale della Inquisizione, da cui però non fu egli allor molestato. Anzi dopo aver soggiornato qualche anno in Padova, istruendo nella sua filosofia alcuni giovani veneziani, tornato a Roma, vi ebbe più favorevole accoglienza che prima. Nel 1598 andossene a Napoli, e indi a Stilo sua patria, ove lo attendeva un trattamento troppo diverso da quello che aspettavasi. Per alcune parole, dicono i PP. Quetif ed Echard, che gli erano sfuggite di bocca intorno al governo spagnuolo in quel regno, caduto in sospetto di macchinar cose nuove, fu come reo di lesa maestà arrestato nel 1599), e condotto a Napoli, e chiuso in istrettissimo carcere. I detti scrittori arrecano diverse ragioni a provare che a torto fu il Campanella accusato di tal delitto3 e il Bruckero ancora si mostra inclinato a credere che senza bastevole fondamento gli fosse apposto il reo disegno di unirsi in lega coi Turchi, e col loro aiuto insignorirsi della Calabria, e stabilire ivi il regno del suo potere al pari che della sua filosofia, benchè insieme aggiunga che non è inverisimile che il genio incauto e fervido del Campanella,