Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/273

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SECONDO 2(31 Galileo non fu condennato nè dalla Chiesa universale, nè dalla romana, ma solo dal tribunale della Inquisizione, a cui niuno tra’ teologi più zelanti ha mai accordato il diritto della infallibilità; e che anzi il riflettere che la Chiesa, anche in que’ tempi ne’ quali credevasi comunemente che la dottrina del Copernico e del Galileo fosse contraria a quella della sacra Scrittura , pure non condennolla giammai come eretica, ci fa conoscere con qual cautela essa proceda nelle solenni sue decisioni. Vili. Or dalla Vita del Galileo passando alf ingegnose sue invenzioni, vuolsi prima rammentare quella del telescopio, di cui se non fu egli il primo ritrovatore, ottenne nondimeno quella gloria medesima che ad esso è dovuta. Egli stesso nella sua opera intitolata Nuntius Sidereus, stampata in Padova nel marzo del 1610, racconta che circa dieci mesi prima, avendo udito che un Fiammingo avea lavorato un cannocchiale, per cui mezzo gli oggetti ancor più lontani vedeansi così distinti, come se fossero sotto l’occhio, e essendogli poscia ciò confermato con lettere da Parigi, egli si diede a pensare tra se medesimo in qual modo si potesse ciò ottenere, gli venne fatto di lavorare diversi telescopii! che avvicinavano e ingrandivano maravigliosamente gli oggetti, e de’ quali si valse a far nel cielo quelle memorande scoperte, delle quali tra poco diremo (a). Di ciò parla ancora (a) Abbiamo altrove mostrato che nè a Ruggero Bacone, nè al Fracastoro, nè al Porta si può attribuire I invenzione del telescopio (t. 7, par. 2, p. 443, ec.,