Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/276

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264 LIBRO ma vivente ancora il Divini, prese a gareggiare con lui nel lavoro de’ telescopii, ed arrivò a formarne della lunghezza di 210 palmi romani. Della rivalità che passava fra questi due artefici, abbiamo una pruova in una lettera dell’abate, poi cardinale, Michelangelo Ricci al principe Leopoldo del 1664: Quanto poi al paragone, dice egli, {ivi, p. 219), de’ due grandi occhialoni, non so che finora si sia fatta comparazione tale, che se ne possa formare un certo giudizio, avendo quello del Divini avuto il pregiudizio o dell aria men chiara, o della poca distanza; sulla quale eccezione continua il Divini a mantenere il suo non cedere all altro. Ed a dirla a f \ A. S. questi due artefici o virtuosi sono in una sì forte emulazione, che altri non può aprir la bocca a favor dell uno, senza che V altro se ne offenda; quindi è poi che ognuno s’astiene dal dire il parer suo. Il sig. Cassini ha gran soddisfazione in quello del Campani, e con esso va tuttavia scoprendo cose nuove nel cielo. Finalmente dell invenzione da mostrar Saturno con quel cerchio intorno, credo di poter indurre il Campani in altra scrittura , che ne additi il vero e primiero autore. Ma il Campani ebbe sopra il Divini l’onore di vedere i suoi cannocchiali adoperati dal gran Cassini, il qual fece con essi le sue belle scoperte, e ne parlò con somma lode. Egli ancora, non pago d’essere artefice, fu autore, e ne abbiamo il Ragguaglio di nuove Osservazioni da lui fatte co’ suoi cannocchiali stampate in Roma nel 1664 (V. Journ. des Sçavan. an. 1665, p. 9*, an. 1666, p. 16), e una Lettera sulle