Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/296

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3^4 LIBRO perciocché alcuni affermarono che il P. Cristoforo Scheiner gesuita tedesco aveale prima del Galileo osservate. Di fatto nel 1611 a’ 26 di dicembre lo Scheiner in una sua lettera al celebre Marco Velsero, a cui si sottoscrisse con finto nome Apelles post tabulam latens , gli diede avviso delle macchie solari eh1 egli avea cominciato a scoprire sette o otto mesi innanzi, e con altra più lungo lettera , scritta ai 25 di luglio dell’anno seguente, più ampiamente le descrisse e ne recò la sua spiegazione. Il Galileo rispondendo a’" 4 di maggio del 1612 al Velsero, che aveagli mandata la prima lettera del finto Apelle, dice di averle osservate diciotto mesi addietro, cioè verso al fine del 161 o. Ma come lo Scheiner nelle sue lettere non si vantava di esserne egli stato il primo scopritore, così il Galileo nè in questa, nè in altre lettere scritte al Velsero su questo argomento, su ciò non si arresta; e benchè impugni molte opinioni del Gesuita tedesco, il fa nondimeno con espressioni di rispetto e di stima verso il loro sostenitore. Ma poichè lo Scheiner nel 1630 ebbe pubblicata la sua opera intitolata Rosa Ursina , in cui a sè attribuiva lo scoprimento di queste macchie, e in molte cose impugnava le sentenze del Galileo, questi se ne risentì, e in alcune sue lettere scrisse dello Scheiner con tali espressioni, che dal commercio de’ dotti dovrebbon essere sbandite. Io credo però, che il Galileo a ragione si arrogasse tal gloria. In una sua lettera ad Alfonso Antonini (Op. t. 2, p. 50) ei cita la testimonianze di due Gesuiti, cioè quella del P. Adamo Tannerò , il quale