Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/45

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TRIMO 33 frutto ancor maggiore non fossero per ritrarne le scienze, s’egli avesse avuta più lunga vita. VII. Se gli Estensi di questo secolo non uguagliarono nel favore accordato agli studi gl’illustri loro antenati, ciò non avvenne perchè ne mancasse lor f animo, ma solo perchè ridotti ncMor dominio a più angusti confini, ne mancò loro il potere. E Cesare singolarmente, su cui scaricossi il fatal colpo, non è a stupire che ne fosse percosso per modo, che, pago di piacere a’ suoi popoli colla dolcezza del suo governo, non rivolgesse il pensiero a imitare gli esempi degli Ercoli e degli Alfonsi, quanto forse avrebbe fatto egli ancora, se all’intero loro dominio avesse potuto succedere. Ma al tempo medesimo il principe Alfonso di lui figliuolo, che poi, appena giunto al trono, ne scese per rendersi cappuccino, faceva conoscere quanto fin d’allora amasse e stimasse le lettere e gli studiosi. Era egli stato inviato dal duca Cesare all’università di Padova, e conservansi in questo ducale archivio due lettere dal duca medesimo scritte l’anno 1606 a due di quei professori, il Mercuriale e il Fachinei, per ringraziarli dell1 attenzione da essi usata nell1 istruire il principe Alfonso suo figlio. Questi di fatto, fin da quando era principe ereditario , godeva di aver commercio di lettere co’ più eruditi uomini che fossero in Italia , e ne è prova un numero grandissimo di tali lettere a lui, o da lui scritte, che tuttora ritrovansi neL suddetto archivio. Egli ancora adoperossi per rinnovare in questa città le accademie che nel secolo precedente vi erano con Tiraboschi , Voi. XIV. 3 vii. , Le »* ieuae « le arti pr«trlto dagli EiUtm.