Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/64

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52 LIBRO XTV. Giambntista Manso napoletano marchese « di Villa e signore della città di Bisaccia e di Panca, e morto in Napoli a’ 28 di decembre del i(345 , è il terzo de’ mecenati dell’italiana letteratura di cui mi sono prefisso di ragionare. Egli dee aver luogo tra’ letterati per le sue Poesie Nomiche stampate in Venezia nel 1635, per la Vita del Tasso, altrove da noi mentovata , e pe’ Dialoghi dell’Amore, stampati in Milano nel 1608. Ma assai maggior diritto egli ha ad essere annoverato tra’ benemeriti delle scienze e delle belle arti pel continuo avvivarle e proteggerle ch’egli fece. L Eritreo ne fa un magnifico elogio, dicendo ch’egli ornato a maraviglia di ogni sorte di lettere e di tutte le belle arti, era il mecenate di tutti quelli che a’ medesimi studi aspiravano} che non solo egli porgeva loro e direzione ed aiuto per divenire oratori, poeti, storici, o di qualunque altro genere di letteratura volesser fornirsi, ma anche negli esercizii cavallereschi, cioè nella danza, nel suono, nella scherma, nel canto e nell1 arte di cavalcare; che perciò oltre l’accademia degli Oziosi, da lui aperta in Napoli, della quale diremo nel capo seguente, ei fu il principal promotore della fondazione del collegio de’ Nobili nella stessa città, a cui poscia, morendo, lasciò tutti i suoi beni, con ciò mostrando a qual fine gli avesse egli vivendo amministrati con quell’attenta economia che alcuni in lui tacciavano come avarizia j e che finalmente a questi suoi rari pregi, che lo renderon carissimo a tutta quella città e a’ vicerè di quel regno, ei congiunse una sincera e