Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/133

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terzo boy io dunque occuparmi di formarne una nuova i A me basterà l’accennare ch’ei fu di patria fiorentina, e che nacque nel 1645; che fin dal tempo in cui cominciò a frequentare le scuole de’ Gesuiti, diè saggi di non ordinario ingegno e di maturità superiore agli anni} che a tutte le più nobili scienze rivolger volle il suo studio, e in tutte fece lieti progressi; che avvertito dal Cardinal Leopoldo a disporsi ad occupare la cattedra di belle lettere in Pisa, solo e senza la scorta d’alcun maestro studiò la lingua greca, e ne ottenne pienissima cognizione; che nel 1676 fu nominato professore di lingua greca , dalla qual cattedra passò poscia a quella d’umanità; che ricusò i premurosi inviti a lui fatti dall’università di Padova e dal pontefice Innocenzo XI, nè mai volle lasciare il servigio del natural suo sovrano, finchè in età di cinquantadue anni, nel 1707 a’ 28 di dicembre, passò a miglior vita. Egli fu veramente uom dotto, e insieme colto ed elegante scrittore, e viene annoverato tra quelli che più contribuirono a richiamare in Italia il buon gusto. Le Dissertazioni latine da lui dette nell’università di Pisa, e che raccolte dopo la sua morte furono in tre tomi in folio stampate in Firenze, contengono spiegazioni e dissertazioni sull’Antologia greca, su Tucidide, su Euripide, su Livio, su Cicerone, su Virgilio, e più altre orazioni, poesie e lettere dell’Averani, il quale in esse discuopre e il profondo studio che fatto avea sugli antichi scrittori, e 1 ampio frutto che aveane raccolto. l)i altre opere di esso o stampate, o inedite, o smarrite si veggano i cataloghi che ce ne bau