Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/144

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GC>8 LIBRO e nel 1609, libelli ne’ quali non solo la carità cristiana, ma 1 onestà ancora e la decenza vedesi del tutto dimenticata. Alcuni autorevoli personaggi ottennero colla lor mediazione che cessassero sì indegne contese. Ma il Murtola a cui parve di non esser sicuro finchè il suo rivale vivesse, attesolo un giorno a Torino, gli scaricò contro un’archibugiata. Essa invece del Marini colpì un favorito del duca, che stavagli al fianco} e il Murtola fatto prigione, er;* già condannato a morte, e s’ei ne campò, ne fu debitore al suo rivale medesimo, che con atto assai generoso gli ottenne la grazia del duca} ma parve che il Murtola si sdegnasse di dover la vita al Marini} perciocchè è troppo probabile che o a lui, o a’ protettori di esso si dovesse la calunnia con cui egli fu al duca accusato di avere sparlato di lui in un suo giovanile poema intitolato la Cuccagna. Tanto poteron le voci degli emuli del Marini nell animo di quel per altro sì saggio principe, che il fece chiudere in carcere, e vel tenne, finchè la testimonianza inviatagli dal marchese Maso, che il Marini fin da quando era in Napoli, e ancor non conosceva il duca, composto avea quel poema, e l’intercessione di ragguardevoli personaggi , non l’indussero a rendergli la libertà. Passò allora il Marini in Francia nel 1615, ove la reina Margherita avealo premurosamente invitato. Trovò morta la sua protettrice, ma un’altra ne ebbe nella reina Maria, da cui ebbe un’annua pensione di 1500 scudi, cresciuta poi fino a duemila. In Francia ei pubblicò il suo troppo celebre Adone, che fu ivi stampato la prima