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nel trattare le cause lo stesso metodo che nell’accusare i poeti italiani, io compiango la sorte de’ suoi clienti. Dunque perchè il Marini è un pazzo, tutti i poeti italiani son pazzi? Che direbbe egli di grazia, se io prendessi in mano il poema intitolato La Semaine, ou les sept Jours de la Creation di Guglielmo du Bartas francese, morto in età giovanile nel 1590, in cui il Sole vien detto il Duca delle Candele, il vento il Postiglione d’Eolo, il tuono il tamburo degli Iddii (V. Les Trois Siècles de la Littérat franc. t. 1, p. 96), e dicessi: Ecco il genio della poesia francese, ecco lo studio di cui i lor poeti si piacciono: non avrei io le fischiate non sol da’ Francesi, ma anche dagl’Italiani? E io potrei aggiugnere nondimeno che questo poema fu tanto applaudito in Francia, che in sei anni se ne fecero trenta edizioni (ib.), cosa non certo accaduta al Marini. Ma che genere d’argomento sarebbe questo? Du Bartas ha usate le più strane metafore: du Bartas ha avuto sì gran numero d’edizioni. Dunque coteste metafore son proprie del genio e della lingua francese. E questo argomento che sarebbe sì ridicolo riguardo alla Francia, potrà avere altra forza riguardo all’Italia, se non di mostrare che chi ha voluto farsene bello, avrebbe meglio provveduto al suo onore tacendolo? Ma forse M. Michault è degno di scusa. Forse egli non sa (nè egli è obbligato a sapere tanto) che l’Italia prima del Marini avea avuto un Bembo, un Ariosto, un Casa, un Sannazzaro, un Molza, un Alamanni, un Tasso, un Costanzo, mentre la Francia avea un Bonsard, un Marot,