Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/186

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710 liuro dispetto del padre, il qual diceva di voler formare di suo figlio un facchino , non un lettera, to- e il venne in tal modo istruendo, che in età di sette anni, condottolo a Roma nel 1(147. gli fece ivi sostenere in pubblico molte proposizioni su tutte le scienze, le quali furono allora stampate, con tal concorso di cardinali, di prelati e d’altri personaggi d’ogni ordine, e con tal! plauso all’ammirabile felicità con cui il fanciullo parlava delle più difficili materie, che Roma non vide mai forse il più strano spettacolo; e l’Eritreo, pieno perciò di stupore, ce ne lasciò onore voi memoria (Pinacoth. pars. 3, n. 75). Tornò poi il fanciullo col suo maestro a Budrio, e parve che quell’ammirabile ingegno andasse svanendo , e molto più dopo la morte del suo maestro avvenuta nel 1648. Fu allora per opera del Cardinal Giambattista Palotta inviato al collegio «li Cai dar ola nella Marca , ove circa il 1650 finì di vivere. Più ampie e più curiose notizie di questo portentoso fanciullo si posson leggere nell’Apologia del Padre Meietti, scritta dal P. Paolo Maria Cardi reggiano dello stesso Ordine in risposta a chi volea far credere che fossero state opere del Demonio e frutto di stregherie i prodigi d’ingegno dal Modenese mostrati (Miscell, di varie Operette, t. 7, p. 1, ed. Ven. 1743) (a). (ci) Di Jacopo Martino modenese si è parlato più a lungo nella Biblioteca modenese (t. 3, p. -ì xS) , ove anche si son recate probabili congetture che ci posson far credere ch’ei fosse oriondo da Fossoli villa del Carpigiano nel ducato di Modena.