Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/191

Da Wikisource.

TERZO ^ l5 fu ancor travagliato da infermità, da disgrazie, da nimicizie pericolose; le quali però non gl’impedirono il coltivare gli studi delle lingue greca e latina sotto la direzione di Lazzaro Labadini allora celebre maestro in Modena. Circa il 1585 passò a Bologna a istruirsi nelle più gravi scienze, ove ebbe fra gli altri a maestri Claudio Betti e Ulisse Aldrovandi. Fu anche all1 università di Ferrara, ove attese principalmente alla giurisprudenza. Così impiegò nello studio parecchi anni, finchè circa il principio del i5<)7, recatosi a Roma, entrò al servigio del Cardinal Ascanio Colonna, e con lui nel 1600 navigò in Ispagna, e da lui nel 1602 fu spedito in Italia, per procurargli la facoltà dal pontefice Clemente VIII di accettare la carica di vicerè d’Aragona da quella corte profertagli, e di nuovo nel 1603, perchè in Roma avesse cura di tutti i suoi beni, nella qual occasione il Cardinal gli assegnò (600 annui scudi pel suo mantenimento. In occasione di uno di questi viaggi egli scrisse le celebri sue Considerazioni sopra il Petrarca, che furono poscia stampate alcuni anni appresso. Frattanto egli in Roma fu ascritto alla famosa Accademia degli Umoristi. Frutto del frequentar eh1 ci faceva le romane adunanze, furono i dieci libri de’ suoi Pensieri diversi, de’ quali un saggio avea egli stampato sotto il titolo di Quesiti fin dal 1608, e che poi di molto accresciuti vider la luce nel 1612. Quest1 opera scandalizzò altamente molti de1 letterati che allor viveano, i quali veggendo in essa riprendersi passi di Omero, censurarsi più volte Aristotele, emettersi in «dubbio se utili fossero o dannose le