Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/294

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8.8 alessandrino. Ma ciò è conforme al metodo cì.< me prescrittomi; cioè di non ragionare se non di passaggio degli stranieri che vissero in Roma, trattine alcuni pochi de’ quali è più chiara la fama. Perchè dunque menar tanto rumore, come se io per odio alla nazione spagnuola avessi taciuto il nome d’Igino? Piacevole poi è l’accusa che mi dà il sig. abate Lampillas (par. 2 , p. 77, ec.), rimproverandomi eli1 io non dico che fossero spagnuoli gl’imperatori Traiano, Adriano e Teodosio, e dissimulo con ciò la gloria che alla Spagna verrebbe dall’essere stata madre di così illustri sovrani. Che dite, amico mio, di una tale fanciullaggine? che con altro nome non saprei io chiamarla. Io sto a vedere che gli abitanti dell’antica Pannonia si dorranno di me, perchè io non ho detto che delle lor contrade fosse natio P imperadore Valentiniano I, di cui pure ho parlato con lode. Il più leggiadro si è, eli’ ci passa poscia a difendere Adriano da alcune taccie eli’ io gli ho date, e a mostrare che Teodosio fu più benemerito delle belle lettere, ch’io non ho detto. Ma almeno perchè non sapermi grado, se non volendo io lodar mollo quegl’i 111peradori, ho dissimulato per gloria della nazione eli* essi fossero spagnuoli? Se però) è ridicola f accusa eli1 egli mi dà di aver io dissimulata la patria di que’ tre imperadori, almeno ella è vera. Ma eli’ egli poscia soggiunga: L istessa condotta si osserva dal detto autore, dove parla del grande Alfonso re di Napoli: come può egli scusarlo? Lo stesso nome di Alfonso d’Aragonaj con cui io l’appello (t.6, par. 1), non