Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/320

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844 aver pregiudicata quella del detto sig. abate, poichè non v’è chi non sappia che cosa significhino somiglianti espressioni negli scrittori, e di esse pieni sono i libri, massimamente apologetici. Apransi, e troveransi anche nei più moderati espressioni molto più forti che non sono le mie. Il Ch. marchese Orsi ha creduto fosse mancare all’onestà ed urbanità del commendevole suo carattere mettendo in bocca di Gelaste (Dial. 6, n. 1) che la parzialità verso la propria nazione spinge (Rapin) a cercar di deprimere con suo gran piacere gli autori italiani?; e poi in bocca di Filalete: questa sua prevenzione, siasi solamente in favor de’ suoi nazionali, o siasi estesa a pregiudizio degli stranieri autori, è stata cagione unicamente che quel, per altro sapiente, critico non si è più che tanto appagato del Tasso. Bastava l’esempio di tanti autori, e dell’istesso abate Tiraboschi a dimostrar l’insussistenza di questa accusa. Ma vi è ancora qualche cosa di più a mia giustificazione; e tale, che al considerarla, non posso non istupirmi che il sig. abate Tiraboschi abbia avuto coraggio <T intentarmi questa accusa. Se quest1 onesto scrittore, in vece di empir la sua lettera con ingiusti lamenti contro di me, quasi ch’io con detestabile infedeltà dissimulate avessi più cose che fanno in di lui favore, non avesse egli stessa dissimulate tant’altre che distruggon quest’accusa ch’ei mi ha intentata, vedrebbe forse più a coperto la sua riputazione i