Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/335

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8~9 il privilegio di non corrompere la poesia: io però dico: ch’egli ha abbracciato il partito di saltare da Catullo a Marziale, da Virgilio a Lucano, come necessario per conservare all’Italia il privilegio di non corromper da se la poesia; immediatamente soggiungo: Lucano , scrive questo autore, è il primo che noi vediamo distogliersi dal dritto sentiero, e poi Lucano e Marziale, come chiaramente, ec. Trovi qui, sig. abate, ch’io abbia detto aver lui scritto queste ultime parole per conservare all’Italia il privilegio di non corrompere la poesia. Quelle parole sono dette da me prima di citare il suo testimonio, e sono relative al salto da lui fatto dall’epoca d’Augusto a quella di Lucano e Marziale: e il sig. abate con somma fedeltà me le fa dire dopo recato il suo testimonio, aggiungendovi che io dico essersi da lui scritte tali parole per conservare all’Italia il privilegio di non corrompere la poesia, pervertendo così intieramente tutto quel passo, secondo che a lui torna più in acconcio. Ma almeno non avesse dissimulato in quelle mie parole ciò che più mostra ad evidenza il vero mio sentimento. Non dissi ch’egli abbracciato avesse quel partito per conservare all’Italia il privilegio di non corrompere la poesia; ma di non corrompere da se, cioè di non essere stati gli Italiani i primi corruttori, e ciò egli lo salvava nominando fra i corruttori, in primo luogo i tre Spagnuoli, benchè dietro a costoro contro l’ordine cronologico nominasse tre Italiani. Ciò scrissi espressamente nella pag. 1121