Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/34

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558 LIBRO e ci raccogliere tutte le iscrizioni e tutti gli altri antichi monumenti sparsi nel Lazio, e tutta perciò corse quella provincia solo e a cavallo, internandosi fino nelle spelonche, e salendo sulle più erte cime de’ monti, per non lasciarne inosservata alcuna benchè picciola parte. Ed avea egli per tal modo avvezzo il cavallo ad arrestarsi, ove incontravasi cosa degli a di osservazione, che divenuto esso pure antiquario , si fermava talvolta, benchè dal padrone non avvisato, e lo avvertiva così che era ivi cosa che doveasi esaminare. Ma il frutto di tante fatiche rimase inedito j e solo una Dissertazione ne fu poi pubblicata, in cui egli emenda alcuni errori ne’ quali è caduto il P. Kircher nella sua Descrizione del Lazio (Diss. deli si ce ad. di Cortona, t. 3 , p. 221). L’insigne opera del Fabretti De Aquis et Aquaeductibus veteris Romae, stampata la prima volta nel 1680, fu essa pur frutto delle ricerche da lui fatte nel Lazio; e perchè fu la prima eli1 ci desse in luce, ne fece tosto rimirar da tutti l’autore come un de’ più dotti antiquarii che allor vivessero. Il solo Jacopo Gronovio, veggendosi in qualche passo dal Fabretti impugnato, scrisse e pubblicò contro di esso una poco rispettosa risposta; ma anche il Fabretti sotto il nome di Jasiteo gli replicò con un libro intitolato A polo gema ad Grunovi uni, in cui sarebbe a bramare che alla molta erudizione con cui confuta il suo avversario, avesse congiunta una maggior moderazione nell’impugnarlo. La Colonna di Traiano diede essa pure al Fabretti l’argomento di una dottissima