Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/377

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preteso di rivendicare all’Italia molti uomini dotti che (com’egli scrive) sono stati senza buona ragione annoverati da’ Francesi tra’ loro scrittori (lett. p. 15). Ma potrà egli dire che i celebri uomini che ha preteso rapir alla Spagna fossero da noi annoverati tra i nostri senza buona ragione? Non sarà dunque buona ragione per dire Spagnuolo Quintiliano l’autorità di quattro gravissimi antichi scrittori, e saranno buona ragione per farlo comparir romano le deboli congetture arrecate dal sig. abate? Non sarà buona ragione per dire spagnuolo S. Damaso il chiaro testimonio degli autori e monumenti antichi, e il quasi universale consenso de’ moderni, e sarà non solamente buona ragione per dirlo romano, ma evidente dimostrazione quel poco e del tutto insussistente che ne dice il Tillemont? Lo stesso dico intorno a Teodolfo e a Gherardo. Quando il sig. abate Tiraboschi ci mostri che le ragioni con cui da’ Francesi vengono annoverati tra i loro scrittori quelli che il sig. abate pretende italiani, sono ugualmente forti e convincenti, quali sono quelle degli Spagnuoli; e eh1 egli argomenta contro i Francesi con ragioni non men deboli di quelle con cui argomenta contro noi; allora confesseremo che su questo punto hanno i Francesi non men che gli Spagnuoli tutta la ragion di lamentarsi del sig. abate Tiraboschi. Ma che dirò io, scrive l’abate Tiraboschi (lett. pag. 15), del dissimulare che fa il sig. abate Lampillas le molte cose che io ho scritte in lode di alcuni autori spagnuoli? Io rispondo che può dire, che mostrandosi egli sempre mai