Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/394

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918 corruzione «Iella lingua latina — che il Tillcaiont fa veder chiaramente che in nessun modo può dubitarsi che S. Damaso nacque in Roma che Teodosio è italiano, non già spagnuolo, e che italiano lo dice la Cronaca citata dal Duchesne – che dopo la Cronaca di Fra Pipino è evidente che Gherardo fosse cremonese che gl’italiani furono i primi che dopo il mille richiamassero a vita la filosofia, matematica e medicina. Tutto ciò dice chiaramente il signor abate nella sua Storia, ciò leggo io, e ciò vi legge ognuno che ha occhi in fronte. All’opposto io non vi trovo, nè può trovarne l’uomo più perspicace, che il sig. abate confessi sinceramente che l’Italia debba alla Spagna i vantaggi recati alle arti e scienze, già sia dagl’imperatori e principi spagnuoli, già sia dai celebri maestri spagnuoli che ammaestrarono gl’italiani; – né io, nè altro trova nel secolo d’oro della sua Storia, che vi occupino il meritato posto Cornelio Balbo , Igino, Porzio Latrone; come nemmen ne’ secoli cristiani Osio, Flavio Destro, Prudenzio. – Non può trovarsi nel risorgimento delle scienze dopo il mille data la dovuta gloria di ristoratori agli Spagnuoli.—Non si vedono nominati gli Spagnuoli dove il sig. abate discorre della lingua e poesia provenzale. – Non si trova nominata la Spagna nella gloriosa epoca della fondazione dell’Ordine de’ Predicatori.—-Nessuno finalmente può trovare nella sua Storia, dove si tratta dello stato civile dell’Italia nel secolo XVI, nominato il celebre Cardinal Albornoz; nè in altra parte di detta Storia si leggono le utilissime fatiche e