Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/416

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9Ì° Le ultime due note di questo tomo, a py^ 224 e 227, son dirette a giustificar la memoria di f Giovanni da Vicenza da me imprudentemente accusato di essersi lasciato sedut i e alquanto dall’ambizione nel cercare o nell’accettare la carica di podestà in Verona , e vuole che in questo luogo non si creda agli storici contemporanei, ma a’ Brevi dei romani pon_ telici, che lo suppongono esente da ogni macchia. E io ben mi lusingo che niuno sarà più in avvenire che in faccia a tali testimonianze ardisca di dubitare dell’umiltà e dell’innocenza di f Giovanni. Non son molte le note che V. P. reverendissima si è degnata di aggiugnere al tomo quinto della mia Storia 5 ma esse sono sì importanti (se traggasene quella a pag. 15, ove parlando io del funesto scisma d’Occidente, ella rimanda i miei lettori a S. Antonino e al Rinaldi), che meritano che io, per attestarle la sincera mia riconoscenza , sopra esse trattengami alquanto. Parlando di Cecco d’Ascoli a pag. 180, ho detto che la vera ragione della infelice morte di esso furon gli errori ch’egli nella sua Opera astrologica avea insegnati,benchè probabilmente l’invidia di Dino del Garbo vi avesse non picciola parte; e poco appresso ho aggiunto che l’invidia ebbe non picciola parte nella condanna di quell’infelice astrologo, e ch’egli non sarebbe sì miseramente perito, se non avesse avuti potenti nemici che congiurarono a’ suoi danni. A questi miei detti, io non veggo, esclama il zelo di V. P. reverendissima, per qual motivo ii