Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/442

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g66 Ed eccoci finalmente giunti al fine della parte prima del tomo settimo, in cui tante cose ha trovate il zelo di V. P. reverendissima, sulle quali occuparsi. Passiamo alla parte seconda, che più scarso numero ci somministra di erudite annotazioni. Anzi due sole esse sono, perciocchè quella a pag. 162 non è che una semplice citazione che pruova solo la profonda sua dottrina. Non così la lunga nota a pag. 164 e segg., la quale ben merita tutta la riconoscenza mia e de’ lettori della mia Storia. Spiacque a molti, io ho detto parlando della correzione del Corpo del Diritto canonico fatta per ordine di Gregorio XIII, che i correttori romani avesser cambiato talvolta o le intitolazioni , o le citazioni di Graziano, o ancora i canoni sti’ ssi e i decreti da lui citati... più ancora spiacque che i correttori medesimi non avessero avvertito che molte opere da Graziano attribuite ad alcuni santi Padri erano ad essi supposte; che essi avessero continuato a citare le false Decretali raccolte, da Isidoro, senza muovere dubbio alcuno sulla loro autenticità, benchè alcuni avesser cominciato a dubitarne. Questo passo ben meritava di essere da V. P. reverendissima severamente corretto. È falso che i correttori abbiano citate molte opere supposte a’ santi Padri, e la prova del mio errore è evidente; perciocché, dice ella, mollissimi passi attribuiti da Graziano o da’ copisti a scrittori che non se ne erano neppur sognati, sono stati da’ correttori romani restituiti ai veri loro autori; e perciò non può esser vero che molte altre opere supposte sieno state da essi citale.