Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/45

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TERZO 569 con cui egli leggeva. Lo stipendio eli’ ci giunse ad avere, ne è chiara pruova, perciocchè, con esempio per tal cattedra non mai veduto, egli ebbe fino a duemila annui fiorini. E inoltre, avendo agli recitato un panegirico in lode della reina Cristina , ne ebbe da lei in premio, come altrove si è detto, una collana d’oro del valor di mille ducati, e un altro panegirico pubblicato avendo in onore del re Luigi XIV, questi per cinque anni; secondo il Papadopoli (l. cit.), per sette, secondo l’Argelati (Bibl. Script mediol t.1, pars 2 , p. Gì 2), gli fece annualmente pagare 500 scudi. La città di Milano ancora, dopo la morte di Ripamonti, dichiarollo suo storiografo coll’annuo stipendio di 300 scudi; ed egli avea già composti otto libri di Storia; ma veggendo che non gli venivano somministrati i documenti perciò necessarii, e temendo innoltre di offender con essi o la Casa di Austria , di cui era suddito, o il re di Francia, da cui era stato beneficiato, cessò dal lavoro, e vietò che ciò che ne avea scritto, venisse mai pubblicato. Nè io credo che molto abbiano in ciò perduto le lettere; perciocchè gli onori e i premii conceduti al Ferrari ci mostran più il reo gusto del secolo, che il merito dello scrittore. Se le opere di esso che spettano alle antichità, sono erudite, quelle che appartengono all’amena letteratura, hanno in sommo grado tutti i difetti del tempo a cui egli vivea. Il lor catalogo si può vedere presso l’Argelati. Ad esse però se ne possono aggiugner più altre che, come mi ha avvertito l’eruditissimo sig. D. Jacopo Morelli, si conservan originali ru lla libreria