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88 Relazione del Fulmine.

di verso Ostro, che anche sparse della gragnuola in qualche villaggio del Padovano basso e del Polesine; verso le ore 20. e mezza dell’orologio Italiano si spinse la nuvola sopra di Padova, e alle prime goccie di pioggia, come spesso accade, scoccò una saetta. Io mi trovava nel piano di mezzo di questa abitazione astronomica in un corridoretto esaminando un Barometro, e parlando con un Milanese. Non m’accorsi di baleno; ma il senso del tuono e dell’esplosione fu così prossimo e vivo, che dissi sicuramente al Milanese: o nel Conduttore, o nella Specola, poichè fu da quella parte. Lo stesso fu giudicato dal Sig. Abate Cerato, ch’era nel piano di sopra facendo la sua scuola di Architettura, e dagli Scolari, e da tutti gli abitanti di questo Castello. Parve che questa saetta aprisse una cataratta dal Cielo, tanta pioggia precipitò immediatamente, e così pure spesso suol accadere. Pochi minuti dopo, un gran lampo annunciò un’altra saetta, che infatti pochi secondi dopo scoccò un tuono più fragoroso, e cadde in contrada di Santa Lucia, in una casa abitata da certi Signori Guaraldi, ove per le stanze fece varj disordini.

4. Tornando alla prima, il tuono benchè vicino fu tenue, come d’ordinaria archibugiata, anche meno, ma rauco e rotto, come sarebbe battendo sopra una padella, strascinato per due o tre secondi. Infatti parve saetta piccola, il che mi tenne tranquillo per le piccole conseguenze che poteva avere prodotto nella fabbrica, sebbene avesse potuto uccidere un elefante, non che uomo.

5. Cessata un poco l’orribile pioggia, e il romore del Cielo, salii la Specola per vedere se vi fosse danno. Non trovando segni di guasto dentro la fabbrica, nè pure odore di zolfo, vidi anche il Conduttore in apparenza intatto; onde seguitando a piovere fin sera, non avendo gente pronta per esser sesta, me ne discesi col pensiero, che fosse stata la saetta tramandata senza segno, e di far meglio esaminare ogni parte nel giorno seguente che vi sarebbero state le maestranze.

6. Infatti il giorno dopo, fu primo il Dottor Chiminello, mio Nipote, e compagno di Studio, ad accorgersi, che nella treccia de’ tre fili di ferro componenti la catena, v’era un’apertura nel sito del primo anello, cioè sopra del primo e più alto braccio, immediatamente sopra del grosso tubo di vetro, per cui la catena passa. Esaminando allora meglio le cose, si videro varie tinte nere di fumo, specialmente là dove si dividono i fili dal primo nodo, o in-


fer-