Pagina:Toaldo - Dell’uso de’ conduttori metallici a preservazione degli edifizi contro de’ fulmini, 1774.djvu/13

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PREFAZIONE.

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Ubito, se pensiero più grande e sublime entrato sia in mente umana (avuto riguardo all’oggetto, e che siasi verificato) di quello, che concepirono due uomini Inglesi: Il Nevvtono alla veduta di un pomo cadente di tracciare il sistema ed il vincolo di tutti i globi mondani: ed il vivente Sig. Franklin, di attirare con facil arte ed a volontà, il fuoco ed il fulmine dalle nuvole, poscia di rispignerlo ancora, e dissiparlo. Quindi tra le recenti scoperte di Fisica, niuna meritamente eccitò più discorsi, nè mosse la curiosità e l’ammirazione degli uomini, che la conseguente invenzione Frankliniana de’ Conduttori metallici a preservazione degli Edificj dal fulmine, trattandosi non di altro, che di strappare in certo modo quell’arme, come altrove mi fono espresso, dalle mani di Giove. Disse il grande Ippocrate (de Dieb. Decr. n. 1.) che generalmente la natura dell’uomo non arriva a superare la potenza dell’universo: Dunque qualche volta vi arriva; e si vede, ex. gr. cosa fa l’uomo per domare i fiumi ed il mare. Non è già, che le forze di qualunque creato essere possano veramente vincere la natura, e la forza ineluttabile dell’universo, poichè in tutti gli sforzi ed artificj nostri non si fa altro che dirigere i moti della medesima: tuttavia si vede, non meno nelle malattie delle quali parla Ippocrate, che in tante modificazioni del mondo, morale e fisico, dove giunga l’arte e l’industria; d’onde deve l’uomo, non


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