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56 P. I. Cap. III. Malattie del Grano.

Berna 1765. di cui non saprei render ragione; e questa è, che le biade mescolate, che da noi si dicono Granate, per esempio di formento e di segala, non vanno tanto soggette alle nebbie. Ciò è confermato dal Sig. Targioni a proposito delle nebbie del 1765. e 1766. in Toscana, forse una pianta ha degli effluvj, che smorzano l’impressione della nebbia, o pure assorbe i vapori. Così la saggina, o mellica, difende le vigne dalla nebbia.

88. Vi può esser qualche altro rimedio contro la nebbia. Le cagioni, o circostanze indicate, suggeriscono qualche regola di precauzione. Bisogna seminare grano scielto; praticarvi qualche bagno, o ranno, di calce, e di urina vecchia, alcalizzata; o bagnarlo con l’olio di lino, Il quale anche allontanerà i vermi; bisogna seminare in una terra ben preparata, e sopra tutto seminare per tempo, e alla superficie con semplice erpice: sarà utilissimo di allargare, e schiarire i campi, a fine che sieno ventilati. I campi di questi territorj, sono boschi, e per ciò tanto più patiscono la nebbia.

89. Per dissipare l’umidità sono suggeriti due rimedj particolari. Il primo, inculcato dagli autori antichi d’agricoltura, e provato con successo da qualche nostro coltivatore, è la Fumigazione, che deve praticarsi tutte le mattine sospette, con apparenza di nebbia (che già all’aurora ai manifeata ) ne’ mesi di maggio, e di giugno, brugiando paglie, letti d’animali, ritagli di pelli, di corni, d’unghie, ec. Questo fumo sparso sopra i seminati deve produrre due effetti salutari, 1° può assorbire l’umidità, che è l’occasione, e la cagione delle nebbie; 2° il fumo contenendo un’alcali volatile, può fertilizzare le terre, e le piante. Il secondo rimedio confiste a scuotere la rugiada dalle biade, facendo tirare da due uomini lungo i solchi una corda a traverso le biade stesse.


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