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P. I. A. XII. DELL’INFLUENZA FISICA DELLA LUNA.. 57

vepgono posti in dubbio da quelli, che tengono la contraria opinione . Solamente non fi perda di vista il gran principio, che la natura opera cose grandi con moti piccoli.

La principale controversia tra alcuni Filosofanti da una parte, gli Agricoltori, gli Ortolani, i Giardinieri, i Botanici, i Legnajuoli, gli Architetti dall’altra, versa sopra le piante: mentre questi credono importar assai, in quali quarti della Luna vengano piantate, potate, tagliate; e quelli deridono una tal credenza, come un error popolare . Per nulla at» tribuire al mio giudizio, porrò qui il sentimento, e le parole del celebre

Montanari prese da quell’istesso libro in cui confuta, come fi disle, le

favole degli Astrologi. _— |

Egli è fuori d’ogni controversia, che I? erbe e le piante fi nutriscono, ed aumentano mediante un sugo, che dalla Terra su per li pori del fusto e rami loro ascendendo, quivi alle parti adattandosi fi condensa, in softanza di legno, di fronde, di fiori convertendosi, con qual ordine, e in virtù di che, non è luogo qui di ricercarlo, € può vedersi nell’Anatomia Q& Economia delle piante del dottifimo e diligentifimo Malpighi, a cui nulla sa la natura d suoi secreti nascondere; ma a me basta bene, che questo sugo per tali pori, 0 sia sottilijfime vene, che col microscopio però fi veggono, a nutrire Ciascuna parte fin dalle radici fi porta .;

Se dunque il Sole riscalda una pianta, certo è, che ella col riscaldarsi fi rarefà, e fi dilatano que’ pori, o fieno vene, per le quali ascende cotal sugo, oxde fa di meéftieri che ne salga dell’altro per adeguatamente riempirli, € per JSupplire a quello, che parte in umido svaperando, è parte in sosianza della pianta convertendosi, va mancando. Sopraggiunge la notte; ma mantenendosi per la presenza della Luna un poco più a lungo quel tepore dell aria, che a questa continua salita del sugo può giovare, scguita, se bene non così în copia, a salirne dell’altro; finchè raffreddatasi sul tramontar della Luna la pianta, va a poco a poco coflipando i suoi pori, € insieme condensandofi quel suzo, il quale all’apparire del Sole, che di primo lancio riscalda le piante più tenere, prorompe sul maitino in foglie è fiori,

Che dal notturno gelo Chinati e chiusi, poichè ’l So! gl’imbianca, Si drizzan tutti aperti in loro stelo . Dante Inf. Cant. III.

Ma se al tramomar del Sole non resta sopra l’orizzonte la Luna, fi fredda ben più presto Ia pianta, onde minor copia di sugo vi ascende, nella lun= ghezza di quelle ore più fs addensa il legno, e minor quantità ne trova pronta il Sole nel mattino seguente, per far scaturire le foglie, è i Locciuoli, on= de meno cresce la pianta . Nè giova, che la Luna dopo molte ore della notte + alzi dall orizzonte; perchè il suo debol calore, che bastava per prolungare, e in certo modo continuare quello del Sole, spento che sia quello che il Sole lasciato avea, non basta a suscitarlo . Se abbiamo un corpo caldo, e con pannicelli lo involtiamo, dura per lungo tempo quel calore, che senza quelli tantiofto si spegnerebbe; che se a principio lo lasciamo freddare, prima d’in“voglierlo , spento che sia quel calore, non lo restituiscono punto que panni, quantunque alcun piccolo calore con se portassero.


H Ecco