Pagina:Tommaseo - Esempi di generosità proposti al popolo italiano, Milano, Agnelli, 1868.djvu/251

Da Wikisource.

dirà: Sì, egli era un dolore nobile e bello. Dunque facciamo noi il simile; sappiamo gioire del bene altrui, ancorchè con incomodo nostro; sappiamo dolerci nel bene nostro s’egli è danno dolore ai nostri fratelli, e fossero pure nostri nemici.


Erano i profeti nel popolo d’Israello uomini autorevoli per buona vita che non in nome di tale o tale partito, ma in nome di Dio, annunziavano e al popolo e a’ governanti parole talvolta spiacevoli, ma necessarie a sentire, acciocchè fosse posto rimedio al male fatto, e riparo ai mali imminenti. Non parlavano neanco in nome de’ sacerdoti, giacchè molti di questi profeti non erano sacerdoti: ma perchè il loro linguaggio riconoscevano puro di passione, lo ascoltavano, benchè non sempre senza corruccio e, sin nel perseguitare i profeti, li temevano ancorchè inermi, anzi più che se avessero in buon numero gente di spada e di lancia.

Un di questi uomini, di nome Natan, si presenta un giorno a Davide re, vincitore di molti nemici e sicuro della propria potenza, e gli dice così: «C’era due uomini in una città; ricco l’uno, e contava assai pecore e buoi; l’altro poveretto, e di suo non aveva che una pecorella, compra co’ quattrinelli delle proprie fatiche, e allevata in casa, come se fosse una sua creatura: e le dava del pane che mangiavano i figliuoli suoi proprii; e la pecorella posava nel seno di lui, e belando andava dietro a’ suoi passi. Càpita in quella città un forestiero da quel signore che aveva tante bestie di suo, da far buona tavola al forestiero. Costui che fa? Piglia all’uomo poveretto la sua pecorella, e gliela sgozza senza pietà».