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CAPITOLO SECONDO

FISIONOMIA DI TORINO

Torino d'oggiSuo aspetto materialeIl selciatoAbitudiniPasseggiCaffè restaurantI balliLe cuffie antiche e moderneSpecialità gastronomicheDialettoLe canzoni di BrofferioFeste civili.

Osservava un illustre scrittore piemontese che alquanti anni or sono i viaggiatori, i quali venendo a fare il giro d’Italia, entravano od uscivano per Torino, non solevano fermarsi guari più di ciò che fosse mestieri per riposarsi del passaggio del Moncenisio o per apparecchiarsi ad affrontarlo.

Oggi il caso è molto diverso: Torino non può dirsi ora come una volta la più piccola capitale d’Europa: seguendo il fato della monarchia e crescendo con essa salì rapidamente a notabil grandezza; e la piccola capitale, che nel mezzo del secolo XVI aveva mille e cinquecento passi di giro e una popolazione di dieci mila anime, potrà rivaleggiare fra breve con le più ragguardevoli città italiane.

Una volta erano le ampie e diritte vie, l’ardita e famosa basilica di Superga che fermavano sole l’attenzione dello straniero, già satollo d’ammirazione per le tante bellezze d’altri paesi percorsi, ricchi di monumenti e di tesori artistici. Ora quest’inclita capitale del regno subalpino racchiude curiosità bastevoli a trattenere utilmente e piacevolmente chi viene a visitarla: essa deve particolarmente al regno di Carlo Alberto molta parte della materiale e intellettuale sua prosperità. Ampliata, abbellita di monumenti, di musei, di gallerie, di una armeria ch’è la prima d’Italia e una delle principali d’Europa, e di un museo egizio il più ricco del mondo; arricchita di scuole, di ricoveri, di asili; fatta centro di una rete importantissima di vie ferrate ecc., salì in riputazione, in bellezza, in prosperità, per cui, fra tutte le città d’Italia, per raddoppiata popolazione, per vaghezza di utili istituzioni è fuor di dubbio quella che va crescendo ogni di più in fiore e si prepara a nuovi e più lieti destini.