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fisionomia di torino 31


Molte fabbriche dell’età di mezzo scomparvero nelle fortificazioni alla moderna, di cui la città fu circondata, e pei rettilineamenti operati da Carlo Emanuele I, e dai suoi successori.

Carlo Emanuele I impiegò il troppo celebre P. Guarino Guarini, il più stravagante degli architetti che recò all’ultimo delirio la scuola dello stile barocco.

Vittorio Amedeo II condusse con sè di Sicilia quel Filippo Juvara che innalzò la magnifica basilica di Superga, e lasciò in Torino tanta memoria del suo ingegno bizzarro, in moltissimi edifici, come avremo occasione di vedere in altra parte del libro.

Filippo Juvara non era dapprima che un semplice decoratore d’un teatro di burattini; ma conosciuto che fu quel suo fare ardito e grandioso, ebbe fortuna, e fu chiamato più tardi, e a ragione, uno de’migliori se non il primo architetto de’suoi tempi. Benchè non riuscisse ad emanciparsi dei falsi principii ch’erano in voga a quell’epoca, e’sarebbe ingiusto il confondere il magnifico Juvara col capriccioso Guarini.

Benedetto Alfieri fu l’architetto caro a Carlo Emanuele III.

Torino insomma com’è al presente, osserva egregiamente il Bertolotti, rassembra una città fabbricata nel seicento; accresciuta ed abbellita nel settecento; rinnovata ed ingrandita d’un buon quarto (e di qui a qualche anno, diremo noi, d’una buona metà) nell’ottocento.

Del resto in generale vi sono ben costrutte le case, molti sono gli edifici, specialmente moderni, in cui l’eleganza va unita alla semplicità; particolarmente notevole è quella parte che si trova verso Po, ornata di case linde, ariose, confortevoli; e il Borgo nuovo che si allarga verso mezzo giorno ti si presenta come la più bella e più ridente parte della capitale.

In Torino vecchio trovi ancora alcune poche contrade strette, irregolari, alcune case piccole, annerite, or alte or basse, con cortili angusti e ballatoi di legno; avanzo (non architettonico) di Torino, quale era nel 1500.

Grande ornamento della città sono le frequenti, vaste e regolari sue piazze, le vie larghe, diritte, lunghissime, gli spaziosi portici che le servono di grato passeggio così nei rigori del verno come nei cocenti soli d’estate.



Una delle specialità torinesi su cui fermeremo l’occhio, ma non il piede del viaggiatore, sono que’ciottoli variopinti che servono al selciato delle contrade e vengono rotolati e strascinati giù dalla Dora, dalla