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Pagina:Torino e suoi dintorni.djvu/62

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FISIONOMIA DI TORINO 37


forse l’unico esempio di cerimonia pagana che si conserva ancora in Italia, è simbolo del calore solare che matura le messi, la frutta, e gli erbaggi. Dopo tante rivoluzioni politiche, religiose e civili, questo spettacolo riesce ancora gradito ai torinesi che vi accorrono in folla e viene celebrato ogni anno con gran pompa, in Piazza Castello, la vigilia di S. Giovanni a sera. Il rogo viene innalzato dinanzi al palazzo Madama. VI assiste una deputazione della città. Le truppe di guarnigione e la guardia nazionale, schierate in bell’ordine ai quattro lati della piazza, sparano tre volte le loro armi, mentre cade la catasta.

Altra festa nazionale è quella dello Statuto, decretata dal Parlamento, che ha luogo la seconda domenica di maggio con funzione civile, religiosa e militare.

Fra i giuochi che servono a scopo di salutare esercizio, quello del pallone, del trincotto o pallacorda (jeu de la paume) e l’altro più popolare delle bocce furono ab antico prediletto passatempo de’ torinesi.

Il tiro a segno colla pistola, con l’archibugio, o colla carabina è pure un’occupazione cara a questi figli delle Alpi, la cui gioventù ora s’addestra fin dai primi anni ne’ nazionali collegi alle militari discipline.

La ginnastica è altresì un mezzo efficace di aumentare le forze fisiche e di preparare una generazione robusta e valorosa; perciò vediamo sorgere questa patriottica istituzione con nobil gara a Torino e altrove.

E a Torino, come in tutte le parti dello Stato, l’educazione militare si manifesta a grandi caratteri, e dà una impronta particolare alla nazione subalpina. Qui infatti un esercito prode, compatto, affezionato alla R. Casa, alle libere istituzioni; qui una guardia nazionale concorde, volenterosa, aiutatrice de’ poteri dello Stato; qui un popolo intero, temprato a nazionali virtù, devoto al Principe leale che lo regge, e custodisce con l’usbergo possente della sua parola il civile edificio innalzato da Carlo Alberto, rappresentano, in faccia a’ popoli colti, il principio della forza, del senno e del valore italiano.