Pagina:Torre - Del concetto morale e civile di Alessandro Manzoni.djvu/186

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Mi risponderai: vale più l'infallibilità mia, che quella del Papa; porche quella e per opera dello Spirito Santo, e Spirito Santo non ce n'è, e la mia e per opera della scienza. — Va bene: ma ammesso purchè che tu sii infallibile per iscienza, perché non hai mostrato di credere al Cristo uomo in virtù di scienza. e invece, al pari di una feminetta o di un fanciullo, hai mestram di crederci in virtù di semplice fede? — Perché, tu mi ripiglierai. dove aveva io il tempo di provare che il Cristo uomo non è mito o leggenda, che i libri santi, quanto semplicemente parlano della sua umanità, hanno valore di storia, che non sono adulterati, che la tradizione e sincera, e via discorrendo? — Dunque, mio caro, tu pretendi che i tuoi uditori per sola fede credano a Cristo, come uomo, laddove tu, che sdegni la fede, ci vuoi credere per iscienza? E allora non dovevi tu procurare che i tuoi uditori godessero anche del beneficio di questa tua scienza? Se la fede è tenebra e la scienza è luce, perché tu riserbi la luce per te solo, e gli altri lasci nelle tenebre? E poi se hai fatto dubitare su quelle cose. che ab antico, si dicevano di Cristo come Dio, non dovevi tu prevedere che il dubbio si sarebbe anche appigliato a quell'altro cose, che si raccontano di Cristo come uomo? Non sai tu che il seme del dubbio una volta gittata, cresce, cresce, e colla sua malefica ombra. tutto aduggia ed isterilisce? — Ma, mio caro, mi ripeterai, ci voleva altro che un' ora di predica per poter di ogni cosa addurre le prove. — Si, qui hai veramente ragione: ci voleva altro che un'ora! e t'aggiungo, che a predicare cosi dall'alto, all'aria aperta, fra gli schiamazzi dal popolino, il frastuono delle