Pagina:Torriani - Cara speranza, Milano, Chiesa, 1896.djvu/46

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38 il curare.

“Avevamo per professore di patologia un pover’uomo, il quale suppliva alla scienza che gli mancava, colle ciarle, col tuono dottorale ed enfatico, e con una gran fede in sè stesso. Lo chiamavamo il dottor Dulcamara. Però, se i suoi colleghi ed anche gli studenti lo conoscevano per quel che valeva, in città era riescito a farsi la riputazione d’uno scienziato. Si dava sempre l’aria d’un uomo assorto in profondi studi, ne parlava con grande sfoggio di parole tecniche ascoltandole rimbombare con compiacenza, ed i profani dicevano: Quanto sa quel professore!

“Un giorno lo vedemmo venire in iscuola con un’aria più sibillina e tronfia del solito.

“Una fortunata occasione, cominciò, una di quelle occasioni che si offrono soltanto all’uomo che vigila sempre per