Pagina:Torriani - In risaia, Milano, Galli, 1890.djvu/169

Da Wikisource.

in risaia 167

semplicemente un uscio; e là, dietro le gelosie socchiuse, stette in agguato.

Non andò a lungo, che vide un’ombra avanzarsi cautamente fra le aiuole dell’orto, e riconobbe Gaudenzio, che andò difilato alla finestra dov’erano i panieri. La Nanna, senza lasciare il suo posto d’osservazione, pose la mano sul chiavistello dell’uscio, ed aspettò stando in ascolto.

Due minuti ancora, ed udì il passo cauto di Gaudenzio che si allontanava. Aperse pian piano; uscì, e si trovò presso la finestra alta della cucina.

Alzò la mano al suo paniere col cuore palpitante. C’era un oggetto duro, sferico. Lo prese, lo guardò alla scarsa luce della sera, palpò, trovò il filo... un gomitolo!

Era una satira atroce.

Dipanar filo nel gergo del paese, vuol dire rimaner zitellona.

In quell’oscurità, la Nanna arrossì come una vampa. Se avesse avuto sotto mano quell’uomo, in quel momento lo avrebbe ucciso.