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230 il folletto


perchè non voleva guardare nelle ombre degli angoli, che chissà cosa ci avrebbe veduto; e tremava tutto nell’accostarsi alla mula, e quando le mise la mano sulla coda gli parve che scottasse.

Ma il pelo rosso non si vedeva.

Bisognava cercarlo in quell’arruffio diabolicamente intricato; e Gaudenzio, reggendo la lampada con una mano, si diede a frugare coll’altra nei crini.

Non l’avesse mai fatto!

La mula, che non voleva sentirsi toccare, alzò rabbiosamente la coda, che, sfiorando la lampada, s’infiammò tutta. Allora, spaurita, spiritata, si diede a scuotere in furia quella massa fiammeggiante che buttava scintille, a tirar calci, a rotolarsi per terra colle zampe in aria, e mandar certi urli che non parevano di questo mondo.

Gaudenzio atterrito, eppur coraggioso dinanzi al pericolo, volle accostarsi per salvare la sua bestia; ma ricevette un calcio