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mente. E da tutta la persona s’indovinava la fatuità de’ suoi pensieri. “Eccomi qui, son bello eh! A voi! chi mi piglia? Mi vorreste tutte, nevvero?”

Ed ogni volta che volgeva il discorso ad una ragazza, il suo povero cervellino pensava:

“Ecco una fanciulla fortunata; ed eccone delle altre che la invidiano!”

E dire che era proprio così! Quelle donne amavano la spavalderia del Don Giovanni rusticano.

“Ah! se avessi l’argento!” sospirava La Nanna nel suo giovine cuore.

Ma, l’avesse pure avuto, Gaudenzio non era uomo da apprezzare la bellezza delicata di quella giovinetta. Il bello ideale era arabo o sanscrito per lui. Ammirava le spalle tarchiate, i fianchi sporgenti, le gambe grosse come colonne, i petti turgidi da squarciare il corsetto, le guancie infiammate.

“Che bel pezzo di donna!” esclamava quando vedeva qualcuna di quelle contadi-