Pagina:Torriani - La cartella n. 4, Cesena, Gargano, 1880.djvu/216

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212 riccardo cuor di leone.

ammiravano la mia traduzione, ed indovinavano a chi la dedicavo. Io del resto non ero molto circospetto. Sentivo il bisogno di manifestare la mia indignazione contro il cavalier Dalorgia, e di dichiarare che nel caso suo avrei operato meglio di lui.

Invocavo tutte le belve del giardino zoologico. Avrei voluto vederne gremita l’arena di Milano, udirne i ruggiti minacciosi. E se una fanciulla che amavo ci avesse gettato il suo guanto, sarei corso in mezzo ad esse, e chinando il capo tra le fauci del leone, sotto l’occhio iniettato di sangue della iena, avrei raccolto l’oggetto prezioso. Non mi sarebbe neppure dispiaciuto una buona morsicatura, purchè in un punto che non mi sfigurasse, per poterle mostrare che versavo il mio sangue per lei. Mi pareva di sentirmi sul collo l’alito ardente delle fiere, di udirne l’ansimare affannoso e rauco. Io non l’avrei disprezzata per quella sfida la