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238 storia d’una viola.


Mi sentii imbarazzata. Stetti alquanto in silenzio. Ma i pistilli bianchi del Tulipano mi volgevano sguardi d’amore. Per togliermi a quel fascino cercai di proseguire il discorso; e tornai a dire:

— Sei stato ben generoso a rinunciare per me alla tua nobile posizione verticale.

— Di’ che fui egoista piuttosto. Eravamo tanto lontani allora....

— Ed ora, — l’interruppi, — tutto il peso del capo ti gravita sullo stelo, e t’incurva tanto che nessuno ti vede più; non sembri più alto di me; guarda come sono vicine le nostre teste.

— Te ne lagni, Viola? — olezzò lieve lieve.

Lagnarmene! Io! Il suo profumo m’inebbriava; il suo sguardo attraeva il mio; un senso ignoto di dolcezza m’inondava il calice. Avrei voluto possedere la bellezza della camelia, il profumo della vaniglia; mi sentivo umile, bruna, piccina; ed una stilla trasparente bagnò il