Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/109

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la morte in una gioia d'amore. Senti Leonardo. Io non so come ho resistito. Forse è stato un eroismo da martire, o forse è stato l'eccesso medesimo della commozione e del desiderio che mi ha paralizzato dinanzi a quella felicità troppo grande. Ma comunque sia, l'abnegazione di quel momento deve bastare per espiare tutta una vita di quelle ebbrezze sataniche che il rimorso acuisce, ma avvelena.

Pareva che anche lei fosse commossa. Stava zitta ed immobile come se temesse con un atto o con una voce di interrompere il mio delirio, di richiamarmi alla realtà; era come un fanciullo che sta cheto ed ammutisce per paura di spaventare e mettere in fuga la farfalla che s'avvicina alla sua rete. Ma voleva realmente che cadessi in quella rete di passione? Voleva che seguissi il filo del mio delirio, che osassi quanto mi consigliavano le impazienze della mia fantasia innamorata?

Se lo voleva, doveva essere un'aspirazione incosciente; una prostrazione della volontà sotto la pressione del sentimento imperioso: perchè, dacchè la conosco meglio, so che è dignitosa, e sfugge tutto quello che c'è d'ignobilmente provocante nei discorsi galanti di molte donne. Io le dissi:

— Eva.

Quando la chiamo Eva, mi ringrazia sempre con un sorriso. Ma quella sera non sorrise. Anche alla pallida luce del crepuscolo vedevo il suo volto bianco come il marmo, e serio. Si scosse al suono della mia voce, e si alzò guardandosi intorno impaurita.

— Eva - tornai a dire, - non allontanatevi; mi fate male.

Mi si accostò guardandomi coll'occhio triste, poi disse