Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/135

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lui, lo consultava sempre, e ne aveva consigli vantaggiosi per i miei interessi.

Passai poco più di due anni in Germania, ed a ventidue anni tornai in Italia, colla testa piena di progetti, coll'anima infervorata dalle meraviglie della musica tedesca.

Avevo già cominciato il Re Lear sopra un buon libretto di un poeta milanese, e mi fermai a Milano per essere in continui rapporti col librettista.

Marco venne subito a vedermi, e continuammo a fare entrambi gite frequenti da Milano a Torino, per passare qualche giornata insieme.

Ma il mio brillante Marco non era più lo stesso. Il suo scetticismo s'era aumentato fino alla misantropia. Continuava ad essere elegante, a far pompa di belle carrozze e di bei cavalli, a sfoggiare un lusso principesco; ma non lo gustava più, non ci metteva il sibaritismo di prima. Pareva anzi che tutto quello sfarzo gli desse fastidio, che lo sopportasse come la conseguenza d'un precedente stabilito, ma disapprovandolo, sentendone persino un rimorso. Mi diceva delle frasi da puritano, degne di Leo:

— Sii giusto ed onesto sempre e ad ogni costo. È il solo compenso che si può sperare alle noie dell'esistenza. E lavora. E sopratutto non abbandonarti alle passioni violente che rendono egoisti, e degradano.

Sgraziatamente, avevo appunto delle passioni violentissime. Non vi narrerò le mie tempeste passate; sarebbe assurdo. Ma mi fecero perdere i miei anni migliori.

Mentre amavo l'arte con entusiasmo, ero sempre fuorviato da altre attrazioni che mi toglievano al