Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/77

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come un'epoca serena. Là aveva una quantità di compagne gioconde; la vita regolata sopra un orario stabilito, scorreva facile; gli studi erano pochi e punto faticosi; i lavori di ricamo e cucito la divertivano; le preghiere e le letture ascetiche la commovevano dolcemente, e davano pascolo alla sua immaginazione.

La proposta di farsi monaca le parve un ritorno a quella esistenza di spensieratezza e di calma, e l'accettò come una benedizione. E rientrò in convento volentieri e ne fu anche contenta poi, perchè col suo carattere placido e sereno non desiderava le tempeste della vita.

Al farmacista avaro non parve vero d'aver trovato quel mezzo facile di cavarsi dal grave impegno delle figliole; e la seconda non la fece neppure uscire dal convento, se non il tempo indispensabile a quella specie di prova della vocazione imposta, dai regolamenti. Ma seppe condurre la prova in modo, che la vocazione, fredda in convento, diventò fervorosa in casa. Furono per la povera novizia una serie di mesi faticosi, passati fra gli odori delle pietanze magre che doveva cucinare lei stessa per la tavola di famiglia, e gli odori nauseabondi della cassia e del tamarindo che si preparavano per la farmacia nella medesima cucina. E sempre la lotta giornaliera per ogni soldo che si doveva spendere, e l'umiliazione di mostrarsi vestita miserabilmente, e la privazione d'ogni parola buona, d'ogni spasso.

In quelle condizioni, anche per lei il ritorno al convento fu una liberazione, una festa. Però questa seconda figlia non aveva il carattere passivo della prima.